Italy: Il discepolo e il Maestro

Sia Krsna, nella Gita, sia Sankara nel Vivekacudamani, sia Sai Baba nei suoi giorni terreni, hanno affermato l’importanza della presenza di un saggio-guru (colui che ha stabilizzato il ) per un sadhaka-discepolo proteso alla ricerca dell’Assoluto.

La relazione Maestro-discepolo è alquanto particolare e difficile da comprendere per chi rimane a guardare nella direzione del mondo profano, cioè per chi mette solo i piedi nella spiritualità e lascia ventre, pancia, cuore e testa nella profanità.

Non è sufficiente affermare “questo” o “quello” è il mio Maestro ed io sono suo “discepolo”: non è mai il discepolo a decidere e non è la semplice espressione di un forte desiderio personale a instaurare il complesso rapporto autentico tra un Maestro e un sadhaka-devoto-discepolo.

Quando le condizioni necessarie sono tutte presenti si viene a creare il sutra, un filo, come una invisibile corda che lega il Maestro al discepolo, e viceversa, allo stesso modo del sutratman, il “filo dell’atman” che integra e sostiene tutti gli stati relativi sovrapposti, un legame nella totalità sottile universale: si instaura una devozione metafisica, non una semplice amicizia divina.

Quando questo legame avviene veramente, e non nell’immaginale, entrambi lo sanno per consapevolezza piena: significa che il Maestro ha legato a sé il discepolo per “accettazione”.

Non è sufficiente aver visitato più volte l’asram di un Maestro, ed essere stati ricevuti, ascoltati, benedetti, consigliati, per considerarsi veramente suoi discepoli.

Sai Baba, l’Avatara, in moltissimi anni ha ricevuto innumerevoli persone provenienti da tutte le parti del mondo, ha dato loro interviste, consigli, benedizioni, aiuti di ogni tipo, ha concesso cariche all’interno dell’Organizzazione Sai, ma è davvero improbabile, impossibile che tutte queste persone, pur chiamandolo maestro, svami, bhagavan, signore, o quant’altro, e, al momento dell’incontro, siano stati pervasi da forti emozioni, abbiano “ricevuto” effettivamente il sutra che conferma l’instaurarsi del legame tra il Maestro e il devoto-discepolo. L’immaginare-desiderare è una cosa ma l’essere cosa reale è tutt’altro.

La maggior parte delle persone che lo hanno seguito per tanti anni, credendosi suoi “discepoli”, fino ad oggi, hanno semplicemente usufruito di un rapporto con la figura ideale di un Maestro divino di riferimento, come sostitutivo della presenza-rapporto effettiva di un Maestro personale. Anche un tale rapporto è di grande efficacia per un sincero devoto, ma non è un rapporto iniziatico Maestro-discepolo.

Se è vero quanto afferma la Gita che “… uno fra mille cerca Dio e di costoro uno fra mille lo trova …”, allora i veri devoti non sono molti e i veri discepoli pochissimi.

L’incontro con un Maestro e il percorrere la sadhana da lui voluta non è affatto un semplice percorso romantico senza spine.

Nel caso di Sai Baba inoltre, le persone non avrebbero dovuto dimenticare che prima di Maestro Egli era ed è un Avatara: esiste un certo numero di individui, sparsi nel mondo, con cui egli ha instaurato un rapporto di Maestro-discepolo, cioè che ha consegnato loro il sutra, ma è nulla in proporzione alle folle che lo hanno visitato ed a coloro che credono di essere diventati suoi discepoli, per aver ricevuto un po’ di vibhuti, qualche goccia di amrita, qualche anello, qualche suggerimento risolutivo nella vita personale, qualche sguardo diretto, qualche moina, ecc.. Molti membri della sua stessa Organizzazione Sai, specie tra i membri aventi cariche di responsabilità (le funzioni sono tutte tecno-amministrative e di natura gestionale, ma senza alcun riferimento ad eventuali posizioni coscienziali da far corrispondere ai ruoli), vivono questa illusione nonostante la grazia di averlo potuto ascoltare, molte volte, da una distanza ravvicinata: in queste persone la distanza non era quella dei metri che li distanziava dalla presenza fisica di Sai Baba, ma la distanza della loro coscienza egoica limitata a quella dell’illimitata generosa coscienza avatarica.

Sai Baba l’Avatara, sperava ogni giorno di poter essere “ascoltato” davvero per sospingere più persone possibili verso le condizioni in grado di far giungere a quella Verità non-duale che è, d’altronde, la vera natura di ogni essere individuato, la Realtà Assoluta.

In quei discepoli-accettati sparsi per il mondo Sai Baba ha, in loro, posto dei semi per il futuro di questa umanità in crisi, un’umanità quasi sopraffatta nella fase più nera del Kaliyuga (l’età del ferro, l’età oscura).

Gli Insegnamenti (Vidya, la Metafisica Assoluta) trasmessi da Sai Baba, lungo gli anni nella manifestazione del piano grossolano, hanno lo Scopo, se praticati veramente, di far essere, i devoti, consapevoli della loro “Vera Identità”, sia nello stato di sonno profondo-susupti sia nello stato di veglia-jagrat. Gli Insegnamenti, come sono stati trasmessi, tendono a far realizzare il da svegli per far conservare, al realizzato, il ricordo di essere il , anche nella manifestazione relativa del divenire, così da farlo divenire consapevole. Il Suo (il riferimento è a Sri Sathya Sai Baba) entrare nello stato di sonno con sogni (svapna) del devoto, ha lo scopo di poter creare la possibilità di trascinamento del ricordo-consapevolezza dallo stato-susupti allo stato-jagrat, fermo restando il corretto uso della discriminazione-discernimento dello stesso devoto nella sadhana, in linea con le Sue indicazioni (per lo più disattese). Questa “possibilità” d’aiuto offerta non è stata compresa: i più sono rimasti, purtroppo, all’infantile attaccamento alla Sua immagine nei “sogni”, motivo di chiacchiericcio anziché motivo di autentico satsang.

Nel “Quarto” stato, Turiya, la mente è assente: il Realizzato pur essendo ancora nella Manifestazione non è più della Manifestazione, perché si è compiutamente risvegliato “”.

Sai Baba l’Avatara ha trasmesso la Metafisica Assoluta per far comprendere come l’ente planetario, con il corpo grossolano (sthulasarira) e il corpo sottile (lingasarira), funga da collegamento tra il mondo relativo dei fenomeni mutevoli (a cui non fare affidamento) e il mondo dell’Assoluto (l’unica certezza): per questo si hanno tutte le opportunità per conoscere la Verità e Realizzarla.

Om Tat Sat

Om Sai Ram

Rosario Castello